Dall’onomatopea al senso eterno della vita
Ancor prima che con la lettura dei suoi testi, intrisi di sentimenti profondi che emergono da un animo e un cuore segnati dalle intemperie della vita, Maria Eleonora, da me così amichevolmente appellata perché mi pregio di intingere la mia verve nei suoi versi che sempre riempiono il mio cuore di sensazioni indicibili spinte all’iperuraneo dei concetti artistici, La Poetessa Maria Eleonora, ha la capacità di pre-annunciarci quanto vuol farci volare alto, sulle alture di terre irraggiungibili, e farci sognare cieli limpidi e tersi nonostante le nuvole che soverchiano quell’azzurro che ha del divino.
Maria Eleonora, Ella, ci comunica la grandezza del suo stile con i più bei colori che la variegata natura ci offre in ogni angolo della terra e immette, di conseguenza, nell’intimo di ognuno di noi.
Il DNA della scrittrice si dimostra in tutta la sua possanza intingendosi nella tavolozza della vita che, per quanto tempestosa, nulla dimostra del nero della notte per offrire il dolce appoggio dei colori tutti, che a ogni stagione si combinano felicemente nell’evolversi naturale degli elementi di natura.
Il titolo si dimostra onomatopeico ma già dalla copertina emerge il senso eterno della vita intrisa di quella realtà che la quotidianità ci fa vivere tangibilmente.
Prima e quarta di copertina, una neuronica (se mi si passa il termine) composizione di filamenti mossi e rivolti in tutte le direzioni che danno il senso dell’infinità delle cose. Seppur alcuni sono tracciati verso il basso, non danno la sensazione della scomparsa, del nascondimento, bensì della nascita della vita che procede da sotto verso sopra alla ricerca/scoperta dell’esistenza superiore, alfa ed omega dell’esistere dell’uomo.
Il tutto è focalizzato, per inalarci l’aspetto divino di questi “Frammenti di Vita”, dalla Croce che, al centro dell’immagine, campeggia sulla scena e inneggia al Cantico dei Cantici della Resurrezione di Gesù mentre la donna, di essa appendice, par voglia spingersi verso l’alto, all’immenso, così come la croce che dal basso nasce dal nulla infinito e con i due bracci piccoli si protende alla ricerca dell’eternità.
Quanta nostalgia, quanta tristezza per una realtà contingente che non si vuole lasciare, non si vuole far fuggire dalla sostanza della vita che si corrobora di sani sentimenti, pene sofferte senza che traccia alcuna abbia inciso o scalfito un cuore e una mente indirizzati ad azioni imperiture… di un tempo che mai ritornerà… (pag 25).
M.E. ha il senso dell’eternità, perché ciò che scrive lo trasmette; quale durezza nel rimarcare le sofferenze che, però, per nulla inficiano il rapporto con l’Amore e la Vita, con l’Amore della Vita: “sale sparso su ferite incredule…” (pag 27), …”rabbia di tormenti odierni” pag 30
…”il mare… scriverei per ore… adagiata sulla mia onda…”
L’acqua elemento di vita, il salmastro liquido che non si perde proprio per la sua salinità che, di contro, invece di uccidere crea la vita (pag 32/33)… “la terra rossa diventerà mare…” rossa di sangue, di sole, di luce, di calore… in qualsiasi modo di vita
… le immagini sempre uguali, sparse qua e là, rallentano la lettura, fermano a proporti di meditare, in dritto e revers, quanto hai letto per farti capire come il filosofare diventa Poesia, con la P maiuscola, adducendo e nascondendo il detto e l’inteso, ciò che si è scritto e ciò che si vorrebbe affermare: “ è caduta una stella? Sai che non mi ero accorta? (giustificazione??)
…”avrà avuto sicuramente il volto nascosto da un riflesso” (aggiungo io: delle azioni della vita??) …quale spiegazione mai potrò…, se nasconderò sempre… svelando solo…
(pag 68/69) Nella seconda parte, le due liriche a Gerace e Locri declamano il mare… qual sirena dalle sinuose forme è tutt’uno con l’acqua salmastra, si modella come l’acqua ad ogni oggetto, lei come persona ad ogni sensazione ed emozione particolare vuoi di amore, di sofferenza o altro; un echeggiar di immagini al cuore care riportano visioni agli occhi umidi nell’ascoltar di fatto ciò che ognor si vive, conoscendone dei posti la bellezza.
Un susseguirsi di emozioni, della natia terra e d’altri luoghi delle nenie si elevano ad alto sito che dalla penna dell’artista son dipinte, nulla trascurando di tralasciar per dare pieno il senso d’appartenenza concreta o sperabile sulla Calabria tutta nel suo seno.
La Nostra, infatti, a volo di rondine tocca alcuni punti geografici che sono i più importanti e meritevoli d’essere nominati.
In circoli virtuosi Ella spazia dalla Gerace sua all’intera regione puntualizzando principalmente due dei cinque elementi naturali: acqua e terra, mari e monti, di cui è prioritariamente costituita l’intera Regione calabra.
Cavillosamente riporta gli elementi peculiari e nello scrivere si perde nel tratteggiare i valori e le risorse (sostanze) per dare spunto al lettore che conosce, di vivere nella nostalgia e nel rimpianto, e al lettore che disconosce, di apprendere le grandezze, bellezze, e magnificenze che Dio ha elargito alla terra per il bene e l’opulenza degli uomini.
(Quanta vicinanza al pensiero del nostro Leonida Repaci sul concetto “Quando fu il giorno della Calabria”)
Pur iniziando Dalla sua Gerace, non procede per circoli virtuosi concentrici che si allargano all’infinito della conoscenza, ma casualmente tratta la diversità saltando da un posto all’altro per ritornare al primo così come fanno le “fiumare di Calabria” che saltellano tra le rocce, giungono al mare nell’eterno ripasso e ritornano vaporizzate in nuvole per rifare lo stesso percorso (richiamare dalla prima pagina solo le grandi acque e la profondità don Vincenzo bollettino dietro porta)
Dopo una pausa di religiosità che abbraccia in poche parole il mistero divino di salvezza per l’uomo la raccolta, finisce con altre osservazioni e moniti nascenti da situazioni contingenti ai quali l’Artista risponde con una sola parola diversa ogni volta. L’uso dell’imperativo a fine haiku t’impone, ti fa riflettere, ti rimanda al dopo per cercare, trovare, sperare di risolvere, dubbi sulla vita e sull’esistenza che è circondata da un mondo variegato e per niente salvo dall’azione deleteria dell’umano.
Maria Eleonora rispetta un percorso logico della lingua, il suo percorso logico che trasmette, tramite la penna e il pennello, al lettore voglioso di novità e di bellezze e lo fa nulla trascurando anzi rivoltando e prospettando tutti gli spunti possibili che possano offrire al lettore le contingenze più importanti della vita.
La dinamicità con cui si attiva a trasmettere il suo essere ti smuove non facendoti cedere a nessun sintomo di stanchezza o di noia, ma a ricercare, nel rombo del silenzio, il senso eterno della vita.
Delianuova data di oggi 21 novembre 2013
Prof.Saverio Italiano