Il messaggio dell'Accademia Senocrito

Castiglione Cosentino e Sirio Ferri: il Convento dei Frati Cappuccini


Sposto l’orologio indietro di due anni per rammentare l’occasione avuta nel “guardare” il centro urbano di Castiglione Cosentino. Il dato per quanto possa risultare banale è sempre lo stesso: se un luogo non lo conosci parti da ciò che vedi e con l’aiuto della tua fidata macchina digitale fotografi ciò che ti colpisce, parli con la gente, prendi un caffè e chiedi al barista, un approccio da “turista”, per quanto superficiale, è sempre utile per capire. M’incammino verso il Convento dei Frati Minori Cappuccini, dedicato a Sant’Antonio da Padova ( XVII secolo), scopro che lungo il viale da percorrere hanno collocato dei pannelli (ben tredici), terracotta su barre in metallo strutturate, ricordando una croce.
Il Convento, come tutte le architetture storiche calabresi,  ha subito i terremoti, dunque sono evidenti i restauri. Nel 1998 veniva stampato un piccolo testo, affettuoso, su “Castiglione Ieri e Oggi”, (Riscoperta di un paese attraverso le immagini curato da L. Marsico). Leggendo riesco a capire chi è l’autore delle opere presenti lungo il viale che conduce al Convento: Sirio Ferri. Riporto un solo esempio per far capire lo stile della modellazione e della composizione che l’autore applica a tutti i lavori. Il breve commento che accompagna il pannello spiega il miracolo trattato: “A Rimini la giumenta dell’eretico Bonvillo digiuna da tre giorni, rifiuta il cibo e adora l’Eucarestia recata in Processione da Sant’Antonio da Padova.” Si legge ancora che all’interno della Chiesa annessa c’è un’altra opera del maestro: “Morte di Gesù sulla Croce”.

A voler associare la presenza di un Convento ad un paese calabrese probabilmente riusciremmo a coprire quasi totalmente l’elenco dei comuni presenti nella Regione, giusto per non dimenticare quanto il contesto socio – ambientale abbia contribuito a dare spazio alla spiritualità. Oggi buona parte delle strutture sono adibite ad altro per l’assenza di monaci ma resta comunque in piedi la valenza architettonica ed i piccoli, grandi tesori che ogni realtà ha conservato nel corso dei secoli.

Sirio Ferri lascia una traccia nel Novecento, in Calabria, che spiega, attraverso il linguaggio non verbale, qualcosa di specifico sul Santo con la stessa valenza dell’opera d’arte religiosa che raccontava un tempo al popolo analfabeta le storie della Bibbia.

Dentro la chiesa si possono ammirare altre opere d’arte storiche, splendide, così come si vede nel testo ma oggi più che mai è difficile pensare di trovare una chiesa aperta, devi cogliere l’attimo, se c’è in corso una funzione liturgica, altrimenti … quindi maggior merito alla scelta di poter riflettere e meditare attraverso l’arte di Sirio Ferri, anche sotto la pioggia!

Luciana Vita (Tutti i diritti sono riservati)