Il messaggio dell'Accademia Senocrito

Giovan Battista Ortega nella Chiesa di San Domenico a Taverna

Pietà di Giovan Battista Ortega - Chiesa di San Domenico a Taverna (Foto di L. Vita -tutti i diritti sono riservati)Mi sono chiesta: perchè devo conoscere la Pietà di Michelangelo ed ignorare la Pietà di Giovan Battista Ortega? Domanda retorica, potrebbe insinuare qualcuno, sono due livelli ben diversi, lontanamente paragonabili, però non sarà forse che rientro in quella alta percentuale di calabresi che “ignorano” ciò che hanno più vicino a loro? Certamente non possiamo conoscere tutto, però se quella tipologia umana fatta di gente attenta e sensibile, amante del bello, che ancora riesce a sorprendersi è piuttosto presente sul territorio allora nello scambio d’informazioni sui piccoli tesori presenti nella Regione troviamo energia vitale per alimentare il nostro orgoglio d’appartenenza! Non credo basti definirsi un “creativo” e continuare a vivere senza guardarsi attorno, siamo chiamati ad essere noi stessi senza scimmiottare modelli che non sono i nostri: ma noi chi siamo? Figli europei, capaci solo di mal gestire fondi della Comunità? Figli vittime di se stessi, capaci solo di piangersi addosso? Siamo chiamati a vivere lo spazio creando una rete tra le varie comunità, uno scambio costruttivo, eppure l’individualismo imperante non riusciamo a scardinarlo pensando di bastare a noi stessi e quando non siamo più in grado di farcela “Emigriamo” perchè il problema è nostro e nessuno può o deve aiutarci.

Nel 1603 l’Oratorio dei Nobili di Santa Maria della Pietà commissiona questa bella scultura in marmo che senza dubbio alcuno presenta dei riferimenti michelangioleschi e allo stesso tempo mantiene molto forte quello spirito legato alla pietà devozionale. Taverna, con il suo Museo Civico è attenta custode di tante opere d’arte, tra cui questa, appartenente allo scultore spagnolo Giovan Battista Ortega che ebbe un rapporto con Napoli ben preciso. Nel ringraziare simbolicamente la bella cittadina della Presila Catanzarese per il lavoro di tutela e divulgazione che offre a tutti coloro che vogliono raggiungerla e respirare quell’aria salubre fatta di natura e arte, mi rendo conto che solo usando la vista, il tatto, l’udito posso far registrare al cervello dati utili per rafforzare il rapporto di rispetto e orgoglio per lo spazio che vivo, restano sempre i cinque sensi i riferimenti tra noi ed il mondo che ci circonda, ovvietà? Eppure lo dimentichiamo!

Luciana Vita (Tutti i diritti sono riservati)