Il messaggio dell'Accademia Senocrito

Luoghi e personaggi: Michele Sorrenti

Mantenere la memoria storica, ricordando una vita che ha seguito un percorso fatto di lavoro, allenamento, famiglia. Qualcuno potrebbe controbattere dicendo che è un percorso simile a tanti altri perché l’esistenza dell’uomo è fatta di questo, è vero! Nella normalità della vita non tutti però riescono ad ottenere risultati brillanti, non tutti abbiamo i medesimi talenti, non tutti siamo destinati a salire sul podio! Quando ciò che è straordinario riesce a nascere e vivere nell’ordinarietà dell’esistenza, possiamo scrivere di avere una buona garanzia sul nostro percorso umano, scendono le probabilità di uno smarrimento, cosa che constatiamo molto frequentemente osservando il mondo dello show-business.

Michele Sorrenti è italiano, genitori calabresi che andranno a vivere a Paese, provincia di Treviso. Le sue vittorie ruoteranno attorno al “getto del peso”; per le nuove generazioni è un nome qualunque e forse per questa ragione, vista la forte radice calabrese, è giusto sottolineare cosa fece, quali risultati raggiunse e nell’intitolare un largo del centro storico o una via del paese è un modo per portare all’attenzione la sua figura di uomo e sportivo. Muore nel 2005, a sessantaquattro anni, divenendo una figura simbolo della seconda metà del Novecento. Credo che parlarne faccia bene, è una storia fatta di aneddoti che raccontano di un giovanotto aperto, leale, di cuore e per chi non l’ha conosciuto (vedi me per esempio), guardando le foto, è un modo per riappropriarsi di quella bellezza che la Calabria ha nei suoi uomini di talento. Uomini che hanno strutturato il loro essere grazie anche all’imprinting che l’infanzia ha lasciato in ciascuno. Padre e madre: Rende e Lappano si fondono simbolicamente per poi, insieme, allontanarsi e continuare il percorso, sempre in Italia, non dimenticando le radici e la storia…  Auspico una mostra fotografica permanente che racconti la vicenda umana e sportiva di Michele Sorrenti, non tanto per chi è legato ancora e ben sa e conosce, ma in particolare per le generazioni a cui mancano figure di riferimento ed il racconto per immagini può avere una sua giustificazione.

Luciana Vita (Tutti i diritti sono riservati)