Il messaggio dell'Accademia Senocrito

Gerace borgo: immagine e pensiero

Osservare lo stesso dato, a distanza di tempo, guardandolo con altri occhi: Gerace è sicuramente uno degli esempi più calzanti per poter dissertare sulla bellezza dei centri storici disseminati su tutto il territorio regionale.

E’ una bomboniera…, una pietra preziosa incastonata …, un presepe in scala 1:1 …, è stato scritto e detto veramente tanto, non voglio avere pretese alcune,  avverto solo il desiderio di rispolverare una foto in bianco e nero conservata da circa venti anni inserendo il volto del piccolo e fidato Bambinello, per l’occasione, con la sua funzione di “logo natalizio”. Il personale incontro avuto con la cittadina di Gerace è legato ad amicizie liceali che mi hanno introdotto nella spiritualità del luogo. Nella memoria trovano spazio le persone incontrate, il calore umano avvertito, l’accoglienza affettuosa, il valore della persona con i suoi talenti: la pittura, la ceramica , la musica, il ricamo, la tessitura …

Ritorna il concetto di sempre: la vera attrattiva risiede nelle persone che incontri, ancor di più se dentro una cornice intrisa di storia e di valori. Non esistono luoghi speciali se non vengono abitati da persone capaci di viverli con slancio, passione, sacrificio e sano orgoglio di appartenenza.  Vivendo anch’io il mio centro storico, oggi guardo Gerace con una consapevolezza maggiore perchè capisco più di allora la difficoltà di gustare i vantaggi dei piccoli nuclei, tra il dire e il fare … ci vorrebbe un lavoro quotidiano sul recupero dei rapporti tra persone che ancora riescono a non spostarsi altrove (senza entrare in merito alle scelte) e sul valore della comunicazione che dovrebbe essere incentrata più  sulla stima e sulla fiducia reciproca (osservazione che potremmo estendere anche per i centri più grandi).                       E’ sicuramente una Calabria che vive, ma per farlo non deve necessariamente abbandonare lo storico nucleo urbanistico, forse necessita di procedure burocratiche che facilitano le ristrutturazioni delle case cercando di alimentare il desiderio di occupare spazi scelti un tempo con oculatezza, che garantivano case sulla roccia e magari diventando i protagonisti di un veritiero presepe vivente in quanto residenti per ben trecentosessantacinque giorni all’anno!                       Non è il caso di Gerace che gode buona salute, ma tanti altri centri, più piccoli, vengono purtroppo o per fortuna (chissà), considerati quasi esclusivamente durante le vacanze natalizie per la messa in  scena di presepi viventi più o meno pittoreschi. Probabilmente il mio rigurgito d’orgoglio mi porta a scrivere che i mesi sono dodici, così come le stagioni sono quattro, luoghi comuni, vecchia retorica utile per ricordare che i rapporti umani vanno coltivati nel tempo, sia durante le giornate ordinarie sia in quelle straordinarie. Non esistono spazi a tempo ma un tempo che impreziosisce gli spazi, così come può essere il Natale, all’uomo il compito di non svilire quei luoghi quando inesorabilmente si ritorna al quotidiano vivere di sempre.       Luciana Vita (tutti i diritti sono riservati)