Il messaggio dell'Accademia Senocrito

Quando si racconta attraverso la memoria storica degli avi

Salvatore MarafiotiC’era una volta un fratello e una sorella dal cognome importante per quella Provincia. Ernesta e Bruno si chiamavano. La sorella, secondo il racconto orale, tramandato di generazione in generazione, sposò Enrico, il farmacista del paese, quindi persona non del suo stesso livello sociale (lei era marchesa)! In virtù del titolo, comunque, la sua parte di eredità non venne meno e potè condurre una vita “agiata”. Donna dell’epoca (Ottocento), diede al mondo otto figli; senza un’esatta collocazione cronologica è dato sapere che Giannina era la prima, Luisa la seconda, Enrica la terza e poi i nomi degli altri fratelli:, Francesco, Giovanbattista (diventerà arciprete), Raffaele, Marietta (la signorina), Salvatore.

La prima figlia doveva essere la prima a sposarsi, di seguito tutte le altre. La storia narra di un certo Carmelo che aveva una “simpatia” (ricambiata), per Enrica . A fare chiarezza sulle “usanze” provvedeva il fratello di Enrica, l’arciprete, spiegando al povero Carmelo che si sarebbe dovuta sposare prima Giannina. Le circostanze, quindi, portarono il giovanotto a chiedere la mano della primogenita che acconsentì volentieri pur sapendo l’antefatto. Nel tempo la vicenda “amorosa” prendeva una piega drammatica. Giannina resta incinta, a gravidanza inoltrata, prossima al parto, l’ostetrica consiglia di bere del cognac per accelerare le contrazioni; secondo la storia era usanza applicata su tutte le donne durante il travaglio. La povera Giannina, stordita dall’alcol, si alza e, senza controllo, cade in avanti, pochi attimi che vedono la testa del nascituro pronta per uscir fuori ma non c’è nulla da fare, purtroppo, entrambi muoiono inesorabilmente. Un simile epilogo modifica la storia.

Trascorso il periodo del lutto, Carmelo ritorna a chiedere la mano di Enrica la quale ancora scossa da tali tragici eventi è fortemente restia ad assecondare tale richiesta. Con amorevole insistenza Carmelo ottiene nuovamente la benevolenza di Enrica, (dicendo la frase, rimasta nella memoria storica, dopo un bacio furtivo sulla guancia dell’amata: “e mò non mi potiti diri ca no”). Dal matrimonio nasceranno nel giro di cinque anni quattro figlie: (in ordine di nascita) Ernesta, Maria, Carmela, Lina. Due si sposeranno, due no.

Dal matrimonio di Maria e Vincenzo nascono otto figli e da Carmen, la secondogenita, apprendo le vicende articolate qui descritte, a lei narrate dalla protagonista della storia, sua nonna Enrica. In tutto questo centro anch’io perché tra i nomi, figli di Ernesta, figura una certa Luisa che sposò Francesco. Dal matrimonio furono generati quattro figli: Mimmo, Enrico, Salvatore, Ernesta (ricordando la nonna). E da Salvatore partì ancora un altro ramo, che mi riguarda perché era mio nonno.

Conosco i luoghi e possono essere condotte delle ricerche che andrebbero ad attestare anche la verità storica dei fatti successi.Ernesta e Bruno, dimenticavo, si firmavano Zerbi.

Luciana Vita (Tutti i diritti sono riservati)