Il messaggio dell'Accademia Senocrito

Un calabrese dalla forza interiore granitica: zio Mario Litrenta

 

Classe 1917, un esempio di calabresità, nei piccoli centri della provincia, reduce di guerra, sopravvissuto grazie alla grande forza interiore, esempio di costanza e fedeltà ai principi dettati da una fede vissuta nel quotidiano.                                                                           Una società attuale vuole che si debba parlare o scrivere solo di coloro che hanno lasciato una traccia “plateale” nella storia o comunque che hanno condizionato fortemente eventi tanto da modificarli. Zio Mario, così chiamato da tanti con affetto, fece della semplicità e dell’umiltà il suo vero punto di forza. Come lui tanti in Italia, ma, se mi è concesso, mi sembra giusto scrivere di colui che ho conosciuto di persona.

“Strappato alla morte: memorie di guerra e di prigionia di un calabrese nel secondo conflitto mondiale”, con questo titolo lasciava nel 2001 quella pubblicazione che lui stesso, facendo leva sulla sua memoria straordinaria, aveva scritto per dare testimonianza di un pezzo di storia del Novecento vissuto in prima persona. Frequentò l’Università della Terza Età con l’orgoglio di colui che, se non aveva potuto proseguire gli studi per i motivi storici, contingenti dell’epoca, attraverso quel nuovo contesto poteva esprimere, con lo slancio di un “ragazzino”, la voglia di ascoltare e di dire la sua su tutto ciò che la vita gli aveva insegnato. Nel giro di poco tempo si conquistò la stima di tutti.

Era noto per le sue citazioni dei classici da Dante a Manzoni, amava declamare, in compagnia, citando a memoria interi passi di opere che lui reputava importanti. L’amore per la cultura, quella che la vita in un certo senso gli aveva negato, lo trasformò in una persona desiderosa sempre di apprendere, un modello di grande forza di volontà, di tenacia, di resistenza al dolore, lucido, fino alla fine e bello, di quella bellezza che altro non è che la proiezione di una interiorità costruita con pazienza, umiltà e saggezza, un modello calabrese da ricordare, una vita straordinaria vissuta nelle cose ordinarie.

Dopo la guerra, con il rientro a casa, grato alla Provvidenza per “averlo strappato alla morte”, visse da uomo “mite e umile di cuore”, salutandoci nel 2013 con serafica grazia e discrezione. Luciana Vita (Tutti i diritti sono riservati)