Il messaggio dell'Accademia Senocrito

ERCOLE SCORZArtista, amore incondizionato per Cosenza, “guardiano” dello Storico – Centro – Osservato – con Rispetto – Zelo e Amore

My beautiful pictureAbito la Provincia di Cosenza da circa 17 anni, conoscere la città capoluogo è una delle mie priorità, quando è possibile la si comprende meglio attraverso chi la vive e “Vivere la città” equivale a uscire dalla propria abitazione e rapportarsi con gli spazi presenti, le istituzioni, le persone che vi abitano. Ercole Scorza non avrà un “pedigree” made in Cosenza ma l’amore incondizionato verso la città che l’ha visto nascere non può essere messo in discussione. Lo incontro nel suo “habitat” per una conversazione seguendo un percorso a piedi.

Parlando delle tue radici 

  Mia madre è di Acri, mio padre di Paola, nel dopoguerra scelgono la città, ed io nasco in via Popilia nel 1957, la “pecora rossa” di casa!

 Tu che vivi sempre in modo appassionato il tuo senso di appartenenza con la città di Cosenza, come interpreti i crolli di quest’ultimo periodo nel centro storico?

  Di crolli, purtroppo ce ne sono continuamente. Pioveva da una settimana, mi chiamarono dicendomi : fuja che è crollata nà casa in via San Tommaso. Sono entrato dentro, con tutti i rischi, per documentare. Lo sviluppo urbanistico, politico, sociale l’ho raccontato e lo racconto ancora. Nei luoghi abbandonati e dimenticati se poni l’attenzione comprendi che è tutto proiettato verso un inevitabile declino se non ci metti mano, è assolutamente così! Il grido di dolore è rivolto all’emergenza sociale che c’è nel centro storico. Quando abbiamo lanciato con Daniela (de Pietro – gruppo facebook “Cusenza Vecchia: Noi ci siamo), l’appello che è sfociato nell’interrogazione parlamentare, è stata posta l’attenzione per gli aspetti strutturali, patrimonio che non possiamo disperdere, ma è soprattutto l’indigenza della gente che ci sta a cuore. Oltre a comunicare il disagio bisogna intervenire nel disagio e le istituzioni hanno tutti gli strumenti per farlo. Forse non ci sono le capacità professionali per intraprendere tale percorso? Le persone vanno aiutate a crescere nel loro territorio, non se ne vogliono andare. L’alternativa non può essere una sistemazione temporanea in albergo per risolvere l’emergenza. Rispetto per le persone, per i luoghi che vanno tutelati, curati e come dico io “ i luoghi vivono se li vivi”, non puoi togliere le persone perché così fai morire i luoghi.

La tua è una fotografia che si distingue sia per la tecnica sia per l’emozione che suscita in chi la guarda… un consiglio per tutti coloro che credono che basti una compatta per essere chiamati fotografi.

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Foto di Ercole Scorza

  Un consiglio spassionato è “appassionarsi”! Sono contento che il terreno “fotografia” sia diventato più ampio perché si erano create delle “Torri d’Avorio” prima dell’avvento della macchina digitale. Pochi sceglievano questo campo e lavoravano pensando e vedendo solo se stessi senza un reale confronto. Quando è cominciata la condivisione, il contraddittorio, tu che sembravi di incarnare la fotografia, ti sei reso conto che probabilmente dovevi metterti a studiare, non più depositario della verità, della qualità, della perfezione. Crolla la “Torre” e tutto si deve rimettere in discussione. E’ nato il confronto. Ci sono milioni di persone che scattano foto, anche in modo istintivo (e non è tutto da buttare), non c’è tanto la voglia di affermare di saper fare una foto quanto il desiderio di rappresentare se stessi, una “elezione virtuale” della propria persona. Parla più un’immagine che mille parole messe assieme, c’è una fame atavica che giustifica questa sovrabbondanza anche attraverso i social.

Il fiume, i “2” fiumi, Busento e Crati, tutto ciò che vive dentro e fuori dall’acqua. Attraverso i tuoi scatti molti vengono a conoscenza delle bellezze naturali presenti in questi luoghi. Questa attenzione nasce quando…

  Premesso che gli animali sono meglio di noi, resta sempre una questione di sensibilità. Ritengo che nei gesti regali di questi grandi uccelli c’è una eleganza, una rappresentazione della delicatezza della Natura che mi lascia senza fiato. Cerco di congelare quei momenti con la fotografia, momenti irripetibili che attraverso questo strumento posso riproporre continuamente. Nel divulgare, fare comunicazione, promuovere il bello attraverso anche questo aspetto, ho riscontrato la presenza di tanti “emulatori”, probabilmente a detta di “qualcuno”: avrò fatto scuola?

Il tuo rapporto di lavoro con il Comune di Cosenza

  Sono responsabile tecnico e custode dell’archivio della Mediateca. Rispetto al lavoro che svolgo posso citare delle belle esperienze: ho fatto da tutor per un lavoro di ricerca, mi chiedono di partecipare a dibattiti con giovani che vogliono confrontarsi parlando di fotografia… Mantengo un contatto costante con la realtà cittadina ma anche con la Provincia quando si creano i momenti giusti. Mi entusiasmano gli inviti che partono dai giovani e quando succede (dovrò andare a Firmo) parlo in prima persona delle cose che faccio, la fotografia “non è un’illusione ma crea illusione”. Per creare tutto ciò devi avere la mano, l’occhio, la macchina fotografica ma soprattutto un bel collegamento tra cervello e cuore!

Torna tra le tue foto il ritratto di Giacomo Mancini. Tra le “righe” s’intuisce l’affetto e la stima che ti lega all’uomo, più che al politico. Perché?

  Hai detto bene, è affetto. Gli ho voluto bene e gliene voglio ancora; è venuto a mancare anche presto. Doveva vivere fino a quando io ne ero “sazio”, era una persona importante e controversa. Ci legava l’amore per Cosenza.

L’uso dei social network ti appartiene: facebook, profilo e pagina (Ercolescorza photographic art con più di 2000 “Mi piace”), twitter, senza contare i siti dove sono presenti le tue fotografie. Pensi che abbia contribuito a far conoscere meglio il tuo lavoro?

  Ho apprezzato e apprezzo il valore dei social perché mi hanno permesso di far godere il mondo delle nostre bellezze e per chi è più accorto anche della sensibilità che ho io nel rappresentare queste bellezze. E’ questo ciò che m’interessa: che si apprezzi la mia città e che la gente venga incuriosita anche per ciò che ha visto attraverso le mie foto. Senza i social sarebbe stato un percorso più lento senza dimenticare che molti lavori sono inseriti in siti che si occupano di fotografia. Molti amici virtuali stranieri, una di questi, nel 2008 mi indicava la strada dei social.

My beautiful picture(Mentre camminiamo vicino al fiume, non gli sfugge la presenza della “garzetta” che ovviamente fotografa. Possiamo ammirare il risultato dello scatto nella foto consegnata dopo 3 giorni e lo ringrazio per questo!)

Foto di Ercole Scorza - Fiume Crati - Garzetta

Foto di Ercole Scorza – Fiume Crati – Garzetta

La tua fotografia ha una forte “valenza Pittorica” e in più di un’occasione questo è emerso. Le gigantografie visibili in città, voluti dall’amministrazione per raccontare Cosenza, fruibili per tutti coloro che camminando possono osservare, la domanda è: hai mai sentito la necessità di raccontarti raccogliendo le tue foto in libro?

  Una pubblicazione la ritengo riduttiva, sembra che io voglia consegnare alla storia…. Non voglio essere storicizzato, quando morirò… Avere un libro fotografico è strumentale. Non farò un’altra mostra se non ci sarà un catalogo (potrebbe essere questo il libro fotografico), ma cosa scelgo? Su circa 5000 foto pubblicate sui social vai a scegliere 50, come fai? Non voglio consegnare niente che non sia collegato ad un momento espositivo che mi permetta di dialogare con la gente e sarà certamente una mostra fatta nuovamente a Cosenza, la mia città deve avere la primogenitura, è colei che mi dà la linfa vitale tutti i giorni. Per me resta il centro del mondo, città imperiale, vogliosa di mostrarsi ed io, indegnamente, cerco di fare questo.

 La gente del quartiere Santa Lucia, i ritratti che hai realizzato nel tempo in quei luoghi, questo rapporto di estrema fiducia che emerge, come nasce?

  Ci sono tante assonanze emotive con la gente del quartiere. Ritrovo spicchi d’umanità reale, forte, sofferta, la sento molto, mi si plasma addosso. Mi interfaccio con la bellezza del centro storico per succhiarla, farla mia, un po’ come facevo con la testa del “vecchio” (G.M.), mi piaceva stare con lui perché ogni parola era una “quadara “ di delizie. Così la gente che abita quei quartiere, ogni scatto è un modo per “congelare” l’emozione provata. Resta difficile raccontare perché è più un fatto vissuto che narrato. Ritrovo antiche gesta che mi rappresentano tantissimo, raffiorano una serie di ricordi legati alla mia fanciullezza, alla mia adolescenza sofferta.

 Ercole e la spiritualità, Ercole e le chiese fotografate, Ercole e le istituzioni religiose, dalle foto emerge una certa attenzione, …

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Devotion – (Chiesa di San Domenico) Foto di Ercole Scorza

  Con la chiesa di San Francesco di Paola ci sono dei legami familiari ben precisi. Papà è nato a Paola, si chiama Francesco. Ho fatto un lavoro di mappatura fotografica per tutte le chiese di Cosenza. In questi luoghi trovo un pò di pace. La parola spiritualità la considero di livello superiore, ancora non ci sono arrivato, sono nella fase emotiva, il preludio a qualcosa di più alto. I Domenicani vengono ricordati come gli inquisitori più terribili. Quelle foto mi servono per svelenare questo pensiero, rappresentare l’ordine dei Domenicani nell’architettura mi aiuta. Il mio rispetto va a tutte le religioni, apprezzo tanti uomini di chiesa, nel mio lungo percorso anche tra le Istituzioni religiose ho incontrato persone meravigliose, che vivono la solidarietà in modo fantastico.

Dieci punti emersi dentro una conversazione che è stata caratterizzata anche da qualche confidenza che non necessita di essere riportata. Scrivevo il 6 giugno a commento di una foto pubblicata sul suo profilo:E’ un cercatore di “punti di vista” sempre nuovi, oltre ad essere un pittore è anche uno scultore perchè lo stesso tema riesce a proporlo considerando molteplici punti di osservazione… dire fotografo è limitante!”

La libertà di un uomo che continua a credere nel valore più grande: l’amore incondizionato per l’essere umano (soprattutto quando è più debole), che abita la città di Cosenza, con la sua storia gloriosa, conferendo alla stessa il suo reale valore aggiunto, la vera ricchezza, quella che riguarda tutte le realtà calabresi che devono alimentare sempre più il senso di appartenenza, l’orgoglio di abitare luoghi con una nobile storia. Ercole, da buon “Capitano”, si adopera per mantenere la rotta verso questa direzione.

Luciana Vita