Il messaggio dell'Accademia Senocrito

Madonna della febbre: chiesa di San Francesco d’Assisi a Cosenza

Vengono indicate, stampate su carta, alcune utili informazioni presenti accanto alla statua: “XVI sec., statua in marmo su scannello esagonale scolpito a bassorilievo, scuola di G. B. Mazzolo, scultore carrarese”.  Altra utile indicazione da parte degli addetti ai lavori che non sconfessa la prima ma la rafforza con altri dettagli informativi: “sul secondo altare troviamo una statua in marmo della Madonna col Bambino denominata Madonna della Febbre, attribuibile ad un allievo del Mazzolo della prima metà del cinquecento o a Giuseppe Bottone. Lo scannello, su cui è poggiata la scultura, presenta un rilievo con la presentazione al tempio e ai lati due stemmi nobiliari con la rappresentazione di un agnello”.                                                                     La chiesa in questione è ricca di documenti artistici importanti, rappresenta sicuramente il cuore della Cosenza storica e nei francescani minori ha trovato l’ordine religioso custode dell’anima ancestrale, artistica, devozionale di un popolo, quello cosentino verace che ama le sue radici. E nel confessare la mia ennesima ignoranza, questa volta sulle Madonne della febbre, prendo atto che il modello proposto, presente nell’amata chiesa, non può essere evitato, nemmeno dall’individuo più distratto. Viene festeggiata? Domando e mi viene risposto che nella parrocchia un gruppo di devoti chiede di celebrare la Santa Messa un giorno dell’anno! Perchè Madonna della febbre? Alberto Vallini (tratto dal Bollettino mensile di S. Rita da Cascia – Febbraio 2004), aiuta a capire. Riporto alcuni passaggi: ” Per gli antichi padri romani febbraio era consacrato alla dea Febbre e, da questo, gli derivò il nome”. … Partico­larmente in febbraio la febbre infieriva nella città, tanto che alla dea Febbre i Quiriti avevano dedi­cato ben tre templi: uno sul Palatino, uno sull’Esquilino ed il terzo nella regione trasteverina…  Anche con l’avvento del cri­stianesimo si è cercato sempre di tener lontano il pericolo della feb­bre, proprio a Milano una venera­ta immagine della Madonna gode­va della prerogativa di allontanare dai suoi devoti tale malanno. Questa devozione era sorta intorno all’anno 1566, allorché i Padri Barnabiti che officiavano la chiesa di S. Barnaba, nell’attuale via Commenda, e che avevano vicino il loro convento, cinsero l’orto con un muro sul quale fece­ro dipingere, ad affresco, l’immag­ine della Madonna col Divino fante. Ella recava sul velo, sopra la fronte, una piccola croce e, sulla spalla destra una stella; il Bambino invece aveva la mano destra bene­dicente, mentre nella sinistra stringeva un libro. In alto, in un cartiglio svolazzante, si leggeva la scritta: Filius meus Jesus imperabit febri; per questo era denominata “Madonna della Febbre”. 

La personale annotazione mi riporta al periodo quindi alle influenze di stagione e, se è pur vero che la devozione poteva essere direttamente proporzionale alle difficoltà generate dalla febbre, spesso come conseguenza della malaria, (non dimentichiamo che il dato era ben presente anche in Calabria), oggi non è più così. Dovremmo inoltrarci in altri campi, in altri ambiti per capire il valore antropologico di una certa iconografia… e per godere della bellezza scultorea scelta, non potendo far rientrare l’opera nella terza dimensione della devozione popolare (vista l’assenza di una festa), mi basterà sottolineare quanto splendore è stato reso visibile attraverso la produzione artistica – religiosa in Italia, dunque anche in Calabria!                                Luciana Vita (Tutti i diritti sono riservati)