Il messaggio dell'Accademia Senocrito

Reliquiario dedicato a San Francesco di Paola, a Cosenza

Il piacere di  guardare la foto presente in un libro perché ci sei stata in quella chiesa, in quel museo o in un qualsiasi altro posto, è certamente soggettivo; ti piace pensare che “dal vivo” è tutt’altra cosa, senza togliere nulla all’incanto che quell’immagine bidimensionale presenta. Ammetto che oggi, con il passare del tempo, osservo, guardo, leggo con lo stupore del fanciullo, sorpresa nel constatare quanta bellezza è presente anche poco lontano da noi. Per poterla gustare non basta leggere quelli che una volta venivano  chiamati “i buoni libri”, ci deve essere un lavoro di autoeducazione, “imporsi” dei “ritagli” di tempo per andare di persona e “guardare”; la spiritualità è visibile e l’uomo è in grado di saperla riconoscere, deve solo mettersi in cammino, cercare, guardare, contemplare.

Sempre nel “famigerato” libro, più volte citato, vidi per la prima volta il reliquiario, un mezzo busto dedicato al Santo Patrono della Calabria presente, secondo le indicazioni del testo, nel Duomo di Cosenza. L’iconografia  legata al Santo è straordinaria: tra epoche diverse, tecniche artistiche, abilità degli autori, sono poche le chiese dove non si trova un’immagine dedicata a lui. Pur essendo entrata nel Duomo più volte, non ebbi mai occasione di vedere tale opera.

Lasciare che le cose avvengano per “caso”: nel cogliere l’occasione utilizzo al meglio un pomeriggio e con “tacchi e suole” sfrutto il mio tempo nella città cosentina. Dopo un percorso meritevole, fatto d’incontri e visioni, non mi lascio sfuggire l’ingresso nel Museo Diocesano, interessante presenza di recente apertura organizzata nel migliore dei modi. E’ durante la visita che “incrocio” la familiare immagine “rubando” uno scatto per avere un riscontro con il testo che essendo datato 2009 non poteva offrire il dato attuale.

L’opera è stata collocata storicamente verso la fine del XVII secolo, realizzata da “intagliatore napoletano”; è ovviamente in legno, intagliato, dipinto, dorato, alto 88 cm., indossa un saio riccamente decorato con arabeschi e fiori, la mano destra impugna il bastone, nella comparazione fotografica constato la diversa inclinazione del bastone, nella mano sinistra tiene dei carboni ardenti (simbolici, perché la consistenza materica ricorda la lana di pecora tinta con colori rossi molto accesi). Il vano che deve custodire la reliquia è incorniciato da cherubini. La base su cui poggia il busto, presenta nei lati quattro teste di angeli.

“Sculture in legno in Calabria”, un testo che mette in luce diverse opere meritevoli, volendo andare al di là dell’ambito di coloro che studiano nello specifico tali opere d’arte, credo che un approccio semplificato sia utile a tutti, senza voler banalizzare i contenuti. Se parli con i ragazzi di “Reliquiario” nell’Arte Romanica, forse citare, invitare, sollecitare la visione di reliquiari storicamente postumi al periodo indicato ma frutto di una religiosità che prevedeva un’adeguata collocazione della Reliquia del Santo, facendo riferimento ad opere vicine a noi, può rafforzare il pensiero, far capire quanta bellezza ha fatto scaturire una religiosità popolare che aveva bisogno di icone che, come in questo caso, diventano esempio di “naturalismo” devoto (pag. 198 – Sculture in legno in Calabria – Edizioni Paparo).

Avvicinare più persone per apprezzare, al di là della devozione legata al Santo, l’abilità artistica- artigianale dell’uomo che, ispirato, mette a frutto i talenti ricevuti per ottenere qualcosa rivolta a tutti coloro che amano vedere nel bello l’intervento soprannaturale del Divino.

Luciana Vita (Tutti i diritti sono riservati)