Il messaggio dell'Accademia Senocrito

Le Madonne del Rosario

Non sempre la chiesa locale ha tutelato i beni artistici presenti nella propria parrocchia. Anche se si tratta di racconti tramandati, spesso e volentieri oralmente dalle vecchie generazioni, la guerra ha segnato momenti di caos funzionale, una volta terminata, a far dissolvere “magicamente” ciò che o per interesse o per ignoranza poteva scomparire. Ben presenti nella memoria storica di un popolo che, restava legato per tradizione, affetto, ad importanti oggetti, anche se poco avvezzo nel comprendere il valore artistico e materiale di un suppellettile, di un dipinto o di una scultura, per ragioni non sempre chiare, non vedeva più quella “cosa” che “era troppo rovinata”, “non serviva più”,  forse era meglio sostituirla con una nuova! Ciò che è stato è stato, oggi è importante capire  che abbiamo, insieme all’attenta supervisione degli uffici competenti, piccoli patrimoni in custodia  da guardare con occhi nuovi e salvaguardare. Nel ribadire che tutti possiamo cogliere la bellezza perché la sensibilità umana la percepisce con tutti i cinque sensi, lo sguardo si sofferma sulla statua manichino raffigurante la Madonna del Rosario con abito ricamato e parrucca, fotografata a Cosenza nella chiesa dei domenicani e su quella di Portigliola nella chiesa parrocchiale. Ovviamente non sono le uniche presenti sul territorio regionale.  La comparazione solo fotografica ci può aiutare a mettere in evidenza la ricchezza dell’una che si contrappone all’altra, di buona fattura ma più scarna, con meno particolari. E’affascinante osservare dal vivo le competenze e conoscenze che portavano gli artisti – artigiani dell’epoca a realizzare, in nome di una religiosità popolare, manufatti così pregevoli di oggettiva bellezza!

Luciana Vita  (Tutti i diritti sono riservati